Si parla tanto della nuova normativa europea che vorrebbe spingere per una drastica riduzione degli F-gas (gas fluorurati). Questi gas refrigeranti, normalmente presenti nei condizionatori, sono infatti ritenuti tra i maggiori responsabili della crisi climatica.
La proposta di revisione del regolamento UE attualmente in discussione a Bruxelles, prevede un progressivo abbattimento dell’uso degli F-gas fino alla loro completa eliminazione entro il 2050.
Trovare delle alternative per accelerare la decarbonizzazione
Per combattere l’effetto serra e contenere la sempre più grave crisi climatica, l’Europa vuole alzare ulteriormente l’asticella verso la decarbonizzazione. Già nel decennio passato si è assistito a un giro di vite dei gas refrigeranti: infatti se la pompa di calore permette tecnologicamente di avere dei rendimenti superiori a qualsiasi sistema a combustione come le caldaie a gas, il tipo di gas refrigerante che utilizza è un elemento da tenere in considerazione per la tutela dell’ambiente. Se liberati in atmosfera, infatti, gli F-gas aumentano l’effetto serra con una potenza notevolmente superiore all’anidride carbonica. Per questo, l’ultimo regolamento aveva spinto verso gas meno impattanti (ad esempio l’R32).
Come per il regolamento Ecodesign (che va ad avere un impatto sulle caldaie) o la direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, assistiamo ad accese discussioni sulla proposta di regolamentazione dei gas refrigeranti per le pompe di calore: dal classico climatizzatore per rinfrescare la stanza in estate fino alla pompa di calore aria-acqua che può darci calore nella nostra casa per l’intero periodo invernale.
È quindi necessario riflettere su un nuovo percorso per arrivare all’uso esclusivo di gas neutri per l’atmosfera, anche perché sono proprio le pompe di calore il sistema che dovrebbe diffondersi nei prossimi anni per decarbonizzare le nostre case.
Il propano, ad esempio, potrebbe essere un’altra alternativa, considerando però che presenta delle criticità legate alle performance e alla sicurezza dato il rischio di infiammabilità.
Come si prospetta il futuro?
Come dicevamo, lo stop all’utilizzo dei gas refrigeranti per il funzionamento di climatizzatori e pompe di calore dal 2028 è attualmente in discussione, ma le prime proposte hanno attirato subito l’attenzione dei produttori, che vedono un rischio per le proprie tecnologie attualmente in uso e relative quote di mercato. Per i consumatori, come spesso accade con questi nuovi requisiti tecnici, la questione riguarda solo l’acquisto sui nuovi apparecchi, anche se naturalmente una modifica del genere non escluderebbe possibili impatti nel medio termine sulla manutenzione di quelli esistenti.
Per esempio, un produttore potrà utilizzare il gas XY per la produzione di tot climatizzatori entro una data specifica mentre se vorrà produrre/vendere altre pompe di calore dovrà usare un altro tipo di refrigerante. Tutto questo nell’ottica che la sommatoria dei prodotti immessi sul mercato sia coerente con l’obiettivo di avere solo gas a basso impatto nel viaggio verso il 2050.
Le prime conseguenze per il consumatore arriveranno verso la fine di questo decennio. Il timore è che tale cambiamento abbia anche conseguenze su pezzi di ricambio o disponibilità di gas refrigeranti per la manutenzione, creando problemi nei prossimi anni per chi avrà un guasto o dovrà ottimizzare i sistemi già installati. Nel caso il condizionatore fosse un vecchio modello che funziona solo con gli F-gas, occorrerà cambiarlo.
Sarà quindi importante rimanere aggiornati sulle prossime normative in materia e considerare già da subito impianti compatibili con refrigeranti alternativi.
Insomma, la decisione non sarà facile e necessiterà di diversi livelli di applicazione. Il divieto non avverrà dall’oggi al domani ma è plausibile che sarà basato sul meccanismo delle quote di immissione come avvenuto in passato. Tuttavia, ciò che è chiaro è che la sostenibilità è un requisito sempre più rilevante nelle decisioni di istituzioni e consumatori.