Nel 2022 nel nostro Paese si sono registrati appena 3,4 GW provenienti da fonti rinnovabili di nuova installazione: di questo passo riusciremo a raggiungere l’obiettivo di 85 GW di nuova capacità non prima di 40 anni, spingendo ben oltre il 2030 gli impegni di decarbonizzazione. Tra le Regioni più virtuose, Lombardia, Puglia e Sicilia quelle con la maggior potenza installata sul territorio tra eolico e fotovoltaico (rispettivamente 420 MW, 338 MW, 321 MW).
Com’è andato il 2022
In Italia, secondo i dati rilevati a fine 2022, il parco totale cumulativamente installato da fonti rinnovabili ammonta a 61,04 GW di potenza.
I nuovi impianti installati lo scorso anno sono 206.600, fra i quali 206.167 di solare fotovoltaico, 215 eolico, 145 idroelettrico e 73 bioenergie. Sommati agli esistenti, il totale complessivo conta 1,3 milioni di impianti. Tuttavia, analizzando più nel dettaglio la serie storica, ci accorgiamo di come questo risultato sia ancora insufficiente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.
Tra le maggiori criticità riscontrate, infatti, vi è il timido aumento rispetto al 2021 di soli +3,4 GW installati, rappresentato perlopiù da fotovoltaico (2,8 GW) ed eolico (0,5 GW). Il basso tasso di nuove installazioni va letto con tono critico, visto che i 3,4 GW non sono stati sufficienti nemmeno a coprire l’efficienza delle vecchie installazioni, progressivamente meno produttive. Quello che colpisce di più è soprattutto la mancata produzione dell’idroelettrico (-37,7%) che porta i livelli di copertura da fonti rinnovabili, rispetto ai consumi elettrici complessivi, al 31%, ovvero ai livelli di 10 anni fa!
Se proseguisse questo andamento, l’obiettivo di 85 GW di nuova capacità non verrebbe raggiunto prima di 40 anni, portandoci fuori tempo massimo per rispondere alla crisi socio-climatica in atto.
Possiamo fare molto meglio (e lo abbiamo già fatto)
L’Italia ha nel suo track record performance molto migliori, registrando incrementi annui fino al 34%. Nell’arco del solo 2011, infatti, furono installati ben 11 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili che, se fossero stati mantenuti come trend costante negli anni, avrebbero portato il 2022 a registrare 121 GW, il doppio della potenza rispetto ad oggi, raggiungendo e superando di gran lunga anche quelli che sono gli obiettivi attualmente indicati dal REPowerEU, con un vantaggio tecnico e produttivo considerevole e una notevole copertura energetica da fonti pulite. Dopo questo grande impulso, però, si è visto un progressivo e drastico rallentamento nello sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese.
Il nostro Paese, quindi, dovrebbe trovarsi impegnato ad elaborare piani capaci di raggiungere gli obiettivi climatici, mentre quello che si vede è l’immagine di uno Stato candidato a diventare l’hub del gas, impegnato nella Golar Tundra, nel nuovo rigassificatore di Piombino (autorizzato a tempo di record in 6 mesi), e interessato a nuovi e veloci accordi internazionali per le importazioni di gas. Una direzione sbagliata che condannerà il nostro Paese all’impoverimento delle risorse per le azioni di mitigazione e adattamento, ma anche a perdere occasioni di innovazione per i territori e per il sistema produttivo.
Le rinnovabili regione per regione
Per capire e raccontare cosa si è mosso nel nostro Paese e cosa invece si è fermato, il rapporto “Comuni Rinnovabili” di Legambiente fornisce i dettagli dei 3,4 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili. A livello regionale, il dato positivo – seppur minimo – è che le installazioni hanno riguardato tutte le Regioni italiane: la Lombardia fa da protagonista, con la maggior potenza generale installata (420 MW di cui 405 MW di fotovoltaico) seguita dalla Puglia (con 338 MW di cui 237,7 di eolico) e dalla Sicilia (con 321 MW di cui 207,8 MW di fotovoltaico).
Scendendo nei particolari per tipo di energia:
- Per il solare fotovoltaico è sempre la Lombardia che, in termini assoluti, fa registrare la maggiore installazione di MW sul territorio, seguita dal Veneto con 257 MW e dall’Emilia Romagna con 225,5 MW.
- Per l’eolico, invece, dopo la Puglia con 237,7 MW di nuove installazioni, seguono Sicilia con 113 MW e Campania con 71 MW.
- Per l’idroelettrico, Piemonte e Trentino-Alto Adige fanno registrare i livelli più alti di installazioni, rispettivamente con 18,5 MW e 12,3 MW.
- Per le bioenergie, troviamo ancora la Regione Lombardia con un nuovo installato di 5,6 MW seguita dalla Campania con 3 MW e dal Piemonte con 2,6 MW.
Sono 7.317 i Comuni italiani che nel 2022 hanno visto nei loro territori la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili (solo un +14,4% rispetto al 2021, in cui erano 6.397). Di questi, 3.535 – pari al 45% del totale – sono quelli che possono essere definiti “Comuni 100% Rinnovabili Elettrici”, con un aumento complessivo di soli 42 Comuni rispetto all’anno precedente. A crescere di più i Comuni del solare fotovoltaico: oltre 7.300 quelli nei quali sono stati installati i 205mila nuovi impianti (+14,6% rispetto al 2021 in cui erano 6.370) di cui il 44% con una potenza media di 12 kW. È proprio grazie al contributo di questa tecnologia se possiamo definire “100% elettrici” 2.163 Comuni italiani.
Sono 84 i Comuni dell’eolico che nel 2022, tra grandi e piccoli impianti, hanno fatto registrare installazioni e 342 i Comuni 100% elettrici grazie a questa tecnologia. Fermi al palo: la geotermia ad alta entalpia, le bioenergie e l’idroelettrico.
In estrema sintesi, si nota un movimento lento che, fino ad oggi, coinvolge in totale 7.879 Comuni italiani nei quali è presente almeno un impianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
Come possiamo recuperare terreno?
La crescita delle rinnovabili nel territorio italiano appare ancora lenta, soprattutto se confrontata, complessivamente, con quella del resto dell’Europa. Una lentezza che caratterizza il nostro Paese ormai da troppi anni e che vede tra i maggiori responsabili burocrazia e lungaggini per le installazioni di nuove tecnologie, che portano i tempi medi per ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di un impianto eolico, ad esempio, a 5 anni contro i 6 mesi previsti dalla normativa.
Tuttavia, se da una parte la crisi climatica ci sta avvertendo di cambiare rotta, dall’altra l’Europa, tramite il REPowerEU, sta cercando di darci la direzione da seguire. Il Paese Italia ha dunque bisogno di un’inversione verso lo sviluppo delle rinnovabili: “Serve snellire e velocizzare gli iter autorizzativi a partire dai nuovi progetti di eolico a terra e a mare”, spiega Stefano Ciafani presidente di Legambiente, “accelerare sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sull’agrivoltaico, su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche e degli impianti di digestione anaerobica”.