In Italia il riscaldamento degli edifici si basa in gran parte sui combustibili fossili. Secondo Ispra, il settore è responsabile del 18% delle emissioni totali di CO2. Eppure le soluzioni per decarbonizzare il settore esistono. Pompe di calore, solare termico, teleriscaldamento: ne parla l’ultimo position paper di Kyoto Club e Legambiente.
Ancora troppo gas nelle nostre case
Mai come in questo frangente i temi dell’energia e del riscaldamento sono d’importanza primaria. L’attuale momento storico, in cui l’approvvigionamento energetico è sempre più al centro delle agende politiche a causa della speculazione sul gas fossile e dello scoppio della guerra in Ucraina, porta a ripensare al modello energetico, alle criticità legate alla dipendenza dalle fonti fossili, a come aiutare imprese e famiglie.
Il riscaldamento della maggior parte degli edifici del mondo si basa sui combustibili fossili, che coprono il 60% della domanda con le ricadute negative che ciò comporta in termini di emissioni.
In Italia, secondo lo studio “Dal gas alle rinnovabili” realizzato da Elemens per Legambiente e Kyoto Club, il settore pesa sulle emissioni di CO2 per oltre il 18%. La maggior parte dei consumi degli utenti residenziali sono finalizzati al riscaldamento delle abitazioni (pari al 67% del totale), mentre il restante 33% è destinato ad altri usi.
Stando al report, la principale fonte energetica impiegata nel nostro Paese per il riscaldamento è il gas fossile (59,5% dell’energia fornita) mentre sono marginali le soluzioni elettriche come le pompe di calore,i boiler elettrici e il solare termico (1% del totale).
Con una riqualificazione del 3% del patrimonio edilizio annuale si potrebbero evitare emissioni di gas climalteranti pari a 22 milioni di tonnellate di CO2 al 2030 e si risparmierebbero 12 miliardi di metri cubi di gas, pari a 16% dei consumi totali di gas fossile. Un contributo climatico sicuramente determinante, che si affiancherebbe ai benefici locali in termini di inquinamento atmosferico, di innovazione per il settore edilizio ed economici, grazie alla riduzione dei costi in bolletta.
La direttiva EPBD
Lo strumento legislativo utile a garantire che il settore edile possa ridurre il proprio consumo di energia e contribuire sia alla sicurezza energetica che alla crisi climatica è la revisione della Energy Performance of Building Directive (EPBD, rinominata “case verdi” dalla stampa italiana).
La plenaria del Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sulla proposta di revisione della Direttiva EPBD lo scorso 14 marzo. Ora, la bozza di legge deve essere negoziata tra Parlamento, Commissione e Consiglio Ue per essere finalizzata, prima del recepimento dei paesi membri.
La bozza di legge propone che i Paesi dell’UE vietino gradualmente l’installazione di nuovi impianti di riscaldamento che usano combustibili fossili come il gas, per gli edifici di nuova costruzione e per quelli sottoposti a ristrutturazioni profonde.
La Direttiva punta sull’elettrificazione dei consumi con le pompe di calore, l’energia rinnovabile, il teleriscaldamento, il solare termico, la geotermia e propone obiettivi per la ristrutturazione degli edifici che abbassano i consumi energetici e possono ridurre le bollette.
Nell’ultimo position paper di Kyoto Club e Legambiente, “Eliminazione dei combustibili fossili dai sistemi di riscaldamento in Italia”, si affrontano proprio questi temi.
Pompe di calore
Le pompe di calore (PdC) sono una soluzione efficiente e rispettosa del clima, che aiuta i consumatori a risparmiare sulle bollette e consente ai Paesi di ridurre l’uso e la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.
Secondo il rapporto “The Future of Heat Pumps” dell’International Energy Agency (IEA), il mercato delle pompe di calore ha registrato una forte crescita negli ultimi anni, grazie al calo dei costi di produzione e ai forti incentivi. Le vendite mondiali di PdC sono aumentate di quasi il 15% nel 2021, il doppio della media dell’ultimo decennio, guidate dall’Unione Europea dove l’incremento è stato di circa il 35%.
European Heat Pump Association (EHPA) mostra che nel 2022 sono state vendute 502 mila pompe di calore, dato in aumento del 37% rispetto a quanto registrato nel 2021.
Abbinare il fotovoltaico a una pompa di calore elettrica permette di conseguire il miglioramento di due o più classi energetiche, specialmente partendo da quelle più basse.
Lo dimostra un intervento da poco concluso su una casa indipendente di 150 mq a Viterbo, che è passata da classe G a D grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico e di una pompa di calore.
Oltre la pompa di calore
Anche il settore del teleriscaldamento può fornire un supporto importante per la riduzione dell’import di gas e per il contrasto ai cambiamenti climatici.
La ricerca “Il teleriscaldamento: efficienza e rinnovabili a servizio della decarbonizzazione”, realizzata da Elemens per AIRU dimostra che lo sviluppo dell’intero potenziale migliorerebbe l’indipendenza energetica nazionale grazie ad una riduzione di 2,12 miliardi di Smc di gas fossile importato, equivalenti a quasi il 14% della quota importata dalla Russia, permettendo di ottenere un taglio di 5,7 milioni di tonnellate di CO2.
Un’altra tecnologia fondamentale è il solare termico, troppo sottovalutata rispetto al potenziale e al ruolo strategico che può avere nella transizione energetica.
Il solare termico ha un’efficienza migliore rispetto ad altre tecnologie solari, essendo in grado di fornire un’energia 3 volte superiore rispetto al fotovoltaico e al solare a concentrazione.
Anche l’abbinamento della pompa di calore alla geotermia diffusa (calore prelevato dall’acqua di prima falda e dal terreno) è molto vantaggioso ed efficiente, e può portare all’abbattimento delle emissioni in atmosfera.
Secondo lo Studio sul potenziale della geotermia in Italia e sui suoi benefici dell’Associazione per il Riscaldamento Senza Emissioni (ARSE), l’adozione diffusa della geotermia, abbinata alle pompe di calore di nuova generazione, consentirebbe di ridurre il consumo di gas per riscaldamento nelle abitazioni di almeno 5 miliardi di mc.
Questo consentirebbe di ridurre le emissioni di CO2 equivalenti in atmosfera di circa 13 milioni di tonnellate all’anno e di ottenere un risparmio per le famiglie italiane di circa 7 – 8 miliardi di euro all’anno, rispetto agli attuali prezzi del gas naturale.
Le alternative al gas esistono
Come abbiamo dimostrato, scaldare la casa senza gas è possibile grazie a diverse alternative, tra cui pompe di calore, teleriscaldamento e solare termico.
Queste tecnologie pulite consentono di abbattere i costi, tagliare le emissioni, ridurre l’inquinamento, migliorare la qualità dell’aria e soprattutto risparmiare sui costi in bolletta.
Tutto questo rischia di essere irrealizzabile senza politiche virtuose di de-carbonizzazione.
Auspichiamo che Governo e Parlamento indichino il 1 gennaio 2024 come data per lo stop ai finanziamenti alle caldaie a gas e chiediamo alle Istituzioni nazionali e locali di predisporre un forte programma di incentivi per sussidiare la transizione ecologica ed energetica.